Come al suo solito, la trama di uno spettacolo di Dario Fo è solo un pretesto per poter raccontare/denunciare un problema di tipo sociale.
In questo caso si parla dell'attualissima crisi economica di tutto il mondo e, ovviamente, la colpa viene data ai "padroni" che, come vampiri, succhiano il sangue alla povera gente.
Antonia e Giovanni sono una coppia di sposi. Lei è stata licenziata da un anno e non trova lavoro, lui lavora in una fabbrica che rischia di chiudere per fallimento.
Un bel giorno Antonia torna dal supermercato con decine di buste della spesa e rivela all'amica che c'è stato un grandissimo saccheggio per via dell'aumento dei prezzi ma non può dire a Giovanni di aver preso tutta quella merce senza averla pagata perchè non avrebbe mai approvato.
Quando polizia e carabinieri iniziano a fare la perquisizione di tutte le case della zona, iniziano i problemi per Antonia.
E' ovvio che, un tipo di spettacolo del genere, verrà gradito principalmente da un pubblico di sinistra (anche se non mancano critiche al PD) ma, personalmente, mi sento di consigliarlo a chiunque perchè, al di là del messaggio che può essere più o meno condivisibile, le situazioni comiche che si vengono a creare sono davvero esilaranti, tipiche della Commedia dell'Arte.
Dario Fo si è sempre definito un giullare e questo stile traspare anche nella regia e scrittura creando personaggi totalmente macchiettistici e surreali.
Marina Massironi è decisamente formidabile ma devo dire di aver rivalutato enormemente Antonio Catania che, più che attore, è stato un autentico buffone moderno rendendo comiche anche le battute più fiacche.
Una scelta registica decisamente azzeccata e gradita (almeno dal sottoscritto) è stata quella di far fare i cambi scena agli stessi attori che, con uno sfondo musicale (sempre di Dario Fo), uscivano dai loro personaggi per spostare le quinte e i vari oggetti di scena e quella di far interpretare il carabiniere, il poliziotto, il becchino, il padre di Giovanni e il banchiere allo stesso attore: uno straordinario Sergio Valastro (o, almeno, credo che fosse lui visto che sul sito del teatro non compaiono i nomi dei personaggi vicino a quelli degli attori).
Questo a sottolineare da un lato la mancanza di soldi, come a dire: la crisi economica la sentiamo anche noi; dall'altro, però, c'è il ritorno alla già citata Commedia dell'Arte in cui gli attori provvedevano da soli a cambiare scene e a interpretare più ruoli cambiando semplicemente la maschera.
Se c'è una cosa che non mi è piaciuta, è stato proprio il finale (o meglio, il post-finale).
Gli attori hanno smesso di recitare e hanno iniziato a elencare tutti i problemi dell'Italia trasformando lo spettacolo in un comizio. Fosse dipeso da me, avrei chiuso il sipario 5 minuti prima; ma, del resto, anche questo era da aspettarselo da Dario Fo.
Informazioni utili:
Titolo: Sotto paga, non si paga!
Autore: Dario Fo
Regia: Dario Fo
Interpreti: Marina Massironi, Antonio Catania, Marina De Juli, Renato Marchetti e Sergio Valastro
Genere: Commedia/Satirico
Dove: Teatro Valle (Via del Teatro Valle, 21[Centro strorico])
Quando: Fino al 26 Ottobre
Voto: 8/10
domenica 19 ottobre 2008
lunedì 13 ottobre 2008
Filumena Marturano
Per motivi puramente logistici (sono nato nell'85), non ho mai potuto vedere il Grande Maestro Eduardo sul palco ma credo che questa sera il suo spirito ha rivissuto solo per il tempo in cui il sipario era alzato su uno dei più bei drammi della storia del teatro ed è stato presente nei panni e nella voce del figlio Luca fin troppo sminuito dalle malelingue che ripetono con noiosa cantilena all'uscita del teatro: "Eh, ma non è come il padre".
Domenico Soriano è un signorino (ormai assai poco "-ino") che può dire, dall'alto dei suoi 52 anni, di aver avuto tutto dalla vita: donne, denaro, fortune.
Allo stesso modo di tutti i signorini come lui, andava spesso a svagarsi con le prostitute di Vico San Liborio (una sorta della Via del Campo di Fabrizio de André) e, tra le altre, incontra Filumena Marturano della quale si innamora follemente e la prende a vivere con sé.
Ma Filumena è pur sempre una prostituta e non può essere trattata con la stessa dignità di una donna anche se, ancor più di una moglie, lei lo ama, si prende cura di lui e gli è vicino nei momenti più difficili per venticinque anni; eppure Domenico continua la sua vita mondana ignorando del tutto i sacrifici di Filumena.
Finalmente, per convincere Domenico a sposarla, si finge morente ed esprime, come ultimo desiderio, la Sacra Unione ma, dopo la benedizione del prete, rivela l'inganno e di aver architettato tutta la messa in scena per poter dare una famiglia ai suoi tre figli che ha avuto in segreto e di cui non si sa chi è il padre.
Quello che Filumena non ha considerato è che la legge del Mondo, quella degli uomini, quella che fa piangere (mentre la sua fa ridere) non accetta un matrimonio estorto con l'inganno anche se per un fine così nobile quindi riesce a prendere in pugno la situazione confessando a Domenico che uno dei tre è suo figlio ma che non avrebbe mai detto quale perchè hann' a essere tutti e tre eguali.
Credo che le legrime che mi sono uscite alla fine di ogni atto (sono tre in tutto) e i brividi che ho provato nei momenti più salienti del dramma valgono più di ogni recensione che possa venirmi in mente.
Non ci sono parole per esprimere la bellezza della saggezza e filosofia popolare del testo, a mio avviso, tra i più belli mai scritti in assoluto; frasi del tipo I figli non si pagano non hanno nulla da invidiare all'ormai proverbiale O Romeo, Romeo.
Da attore dilettante, credo che, quello di Filumena Marturano, è il ruolo più difficile da interpretare per un'attrice ed è un po' il ruolo per il quale ogni attrice potrebbe mettersi alla prova e sfidare sé stessa da un lato e dall'altro tutte le grandi attrici che hanno già indossato questi panni, da Pupella Maggio per il teatro a Sofia Loren per l'adattamento cinematografico (con Marcello Mastroianni). Sfida che, Lina Sastri ha saputo affrontare a viso alto, tipico del pesonaggio di Filumena.
Eccellente è stato anche il lavoro di Luca De Filippo che ha saputo personalizzare il personaggio piuttosto che adagiarsi all'ombra del padre mostrando di aver avuto decisamente un gran maestro... che non è stato solo Eduardo, ma anche l'ansia di dover sempre reggere un confronto che non dovrebbe avere diritto a esserci.
Davvero simpatici i personaggi di Alfredo e Rosalia che sdrammatizzavano la scena.
Una cosa che ho notato e apprezzato molto è stata la scelta registica di Francesco Rosi di rendere tutto incredibilmente statico contro l'incredibile dinamicità di Filumena come a dare maggior importanza al personaggio.
Un'idea decisamente diversa dalla versione "eduardiana" e, forse, anche più azzeccata perchè, specialmente nei momenti dei principali monologhi, porta l'attenzione esclusivamente sulla protagonista dalla quale traspare il grandissimo amore per la famiglia e il DOVERE di fare tutto per la sua salvaguardia perchè e fij' so' fij'.
Unica nota che potrebbe (dico "potrebbe") essere dolente per un pubblico romano, è l'uso necessario del dialetto napoletano che, alle volte, tende a rendere ostica la comprensione a un orecchio non allenato all'accento partenopeo. Ma sarebbe impensabile (e orrendo) il teatro di Eduardo in una perfetta dizione italiana.
Per concludere: avete ancora più di un mese di tempo. Andate a vedere quello che è un capolavoro del teatro italiano e mondiale in genere fatto da una compagnia di attori davvero bravi.
Informazioni utili:
Titolo: Filumena Marturano
Autore: Eduardo De Filippo
Regia: Francesc Rosi
Interpreti: Lina Sastri, Luca De Filippo, Nicola Di Pinto, Antonella Morea, Giuseppe Rispoli, Gioia Miale, Daniele Russo, Antonio D'Avino, Chiara De Crescenzo, Carmine Borrino, Silvia Maino
Genere: Drammatico
Dove: Teatro Argentina (Largo Argentina, 52 [Centro strorico])
Quando: Fino al 16 Novembre
Voto: 9/10
Domenico Soriano è un signorino (ormai assai poco "-ino") che può dire, dall'alto dei suoi 52 anni, di aver avuto tutto dalla vita: donne, denaro, fortune.
Allo stesso modo di tutti i signorini come lui, andava spesso a svagarsi con le prostitute di Vico San Liborio (una sorta della Via del Campo di Fabrizio de André) e, tra le altre, incontra Filumena Marturano della quale si innamora follemente e la prende a vivere con sé.
Ma Filumena è pur sempre una prostituta e non può essere trattata con la stessa dignità di una donna anche se, ancor più di una moglie, lei lo ama, si prende cura di lui e gli è vicino nei momenti più difficili per venticinque anni; eppure Domenico continua la sua vita mondana ignorando del tutto i sacrifici di Filumena.
Finalmente, per convincere Domenico a sposarla, si finge morente ed esprime, come ultimo desiderio, la Sacra Unione ma, dopo la benedizione del prete, rivela l'inganno e di aver architettato tutta la messa in scena per poter dare una famiglia ai suoi tre figli che ha avuto in segreto e di cui non si sa chi è il padre.
Quello che Filumena non ha considerato è che la legge del Mondo, quella degli uomini, quella che fa piangere (mentre la sua fa ridere) non accetta un matrimonio estorto con l'inganno anche se per un fine così nobile quindi riesce a prendere in pugno la situazione confessando a Domenico che uno dei tre è suo figlio ma che non avrebbe mai detto quale perchè hann' a essere tutti e tre eguali.
Credo che le legrime che mi sono uscite alla fine di ogni atto (sono tre in tutto) e i brividi che ho provato nei momenti più salienti del dramma valgono più di ogni recensione che possa venirmi in mente.
Non ci sono parole per esprimere la bellezza della saggezza e filosofia popolare del testo, a mio avviso, tra i più belli mai scritti in assoluto; frasi del tipo I figli non si pagano non hanno nulla da invidiare all'ormai proverbiale O Romeo, Romeo.
Da attore dilettante, credo che, quello di Filumena Marturano, è il ruolo più difficile da interpretare per un'attrice ed è un po' il ruolo per il quale ogni attrice potrebbe mettersi alla prova e sfidare sé stessa da un lato e dall'altro tutte le grandi attrici che hanno già indossato questi panni, da Pupella Maggio per il teatro a Sofia Loren per l'adattamento cinematografico (con Marcello Mastroianni). Sfida che, Lina Sastri ha saputo affrontare a viso alto, tipico del pesonaggio di Filumena.
Eccellente è stato anche il lavoro di Luca De Filippo che ha saputo personalizzare il personaggio piuttosto che adagiarsi all'ombra del padre mostrando di aver avuto decisamente un gran maestro... che non è stato solo Eduardo, ma anche l'ansia di dover sempre reggere un confronto che non dovrebbe avere diritto a esserci.
Davvero simpatici i personaggi di Alfredo e Rosalia che sdrammatizzavano la scena.
Una cosa che ho notato e apprezzato molto è stata la scelta registica di Francesco Rosi di rendere tutto incredibilmente statico contro l'incredibile dinamicità di Filumena come a dare maggior importanza al personaggio.
Un'idea decisamente diversa dalla versione "eduardiana" e, forse, anche più azzeccata perchè, specialmente nei momenti dei principali monologhi, porta l'attenzione esclusivamente sulla protagonista dalla quale traspare il grandissimo amore per la famiglia e il DOVERE di fare tutto per la sua salvaguardia perchè e fij' so' fij'.
Unica nota che potrebbe (dico "potrebbe") essere dolente per un pubblico romano, è l'uso necessario del dialetto napoletano che, alle volte, tende a rendere ostica la comprensione a un orecchio non allenato all'accento partenopeo. Ma sarebbe impensabile (e orrendo) il teatro di Eduardo in una perfetta dizione italiana.
Per concludere: avete ancora più di un mese di tempo. Andate a vedere quello che è un capolavoro del teatro italiano e mondiale in genere fatto da una compagnia di attori davvero bravi.
Informazioni utili:
Titolo: Filumena Marturano
Autore: Eduardo De Filippo
Regia: Francesc Rosi
Interpreti: Lina Sastri, Luca De Filippo, Nicola Di Pinto, Antonella Morea, Giuseppe Rispoli, Gioia Miale, Daniele Russo, Antonio D'Avino, Chiara De Crescenzo, Carmine Borrino, Silvia Maino
Genere: Drammatico
Dove: Teatro Argentina (Largo Argentina, 52 [Centro strorico])
Quando: Fino al 16 Novembre
Voto: 9/10
domenica 5 ottobre 2008
Pazzi in partenza al teatro Agorà
Filippo e Max (fratelli) hanno sposato Carla e Lucia (sorelle) e vivono in due appartamenti adiacenti.
Sono pronti per partire per la vacanza dei loro sogni ma l'arrivo di Pietro, padre dei due uomini, che è scappato da casa e dalla terribile badante, rischia di mandare a monte il loro viaggio, pertanto i giovani cercano di ingannare Giorgio, l'imbranato vicino di casa, e affidargli il padre per la settimana di ferie.
L'arrivo di Margherita, madre delle due sorelle e vedova di sei (o sette?) mariti, non fa che complicare le cose.
Luca Giacomozzi è un autore molto giovane come giovane è il cast di questo spettacolo eppure non si può non ridere di fronte all'ottima riuscita di tutto il complesso.
Nonostante battute comiche e originali, il testo, infatti, rischia di essere insignificante o addirittura banale se non è reso al meglio con i giusti tempi e in questo devo riconoscere negli attori un'ottima capacità interpretativa e tempistica.
Porte che si aprono quando le altre si chiudono, persone che entrano quando le altre escono, voci che parlano quando le altre si attenuano; tutto reso al momento giusto.
È difficile stabilire un attore o attrice più bravo degli altri pertanto, perdonate la banalità, ma faccio i complimenti ai protagonisti (senza nulla togliere agli altri) perché hanno saputo davvero divertirsi sul palco rendendo molto simpatiche le scene in cui Max doveva picchiare Filippo.
Al gioco, hanno saputo stare anche le due ragazze, perfettamente coerenti con i loro personaggi della maniaca delle pulizie (bravissima Claudia) e la confusionaria.
Se proprio dovessi esprimere una critica (per andare a cercare il pelo nell'uovo), non avrei fatto la scelta di registrare la voce di Armadillo 21, il tassista (ma era di Claudio Insegno?) perché, anche se era decisamente difficile trattenere le risate di fronte a quella voce surreale, non sempre riusciva a rispettare i giusti tempi, come invece sarebbe accaduto se ci fosse stato un attore con il microfono da dietro le quinte... ma, come ho già detto, è solo una pignoleria.
Conclusione: se avete voglia di ridere, andate a vederlo.
Informazioni utili:
Titolo: Pazzi in partenza
Autore: Luca Giacomozzi
Regia: Alberto Santos
Supervisione artistica: Claudio Insegno
Interpreti: Marco Cavallaro, Claudia Ferri, Renzo Pagliaroto, Sara Carallo, Carlo Pavan, Carmen Di Marzo e Antonio Conte ed Elena Croce
Genere: Commedia
Dove: Teatro Agorà (Via della Penitenza, 33 [Trastevere])
Quando: Fino al 19 ottobre
Voto: 7/10
Sono pronti per partire per la vacanza dei loro sogni ma l'arrivo di Pietro, padre dei due uomini, che è scappato da casa e dalla terribile badante, rischia di mandare a monte il loro viaggio, pertanto i giovani cercano di ingannare Giorgio, l'imbranato vicino di casa, e affidargli il padre per la settimana di ferie.
L'arrivo di Margherita, madre delle due sorelle e vedova di sei (o sette?) mariti, non fa che complicare le cose.
Luca Giacomozzi è un autore molto giovane come giovane è il cast di questo spettacolo eppure non si può non ridere di fronte all'ottima riuscita di tutto il complesso.
Nonostante battute comiche e originali, il testo, infatti, rischia di essere insignificante o addirittura banale se non è reso al meglio con i giusti tempi e in questo devo riconoscere negli attori un'ottima capacità interpretativa e tempistica.
Porte che si aprono quando le altre si chiudono, persone che entrano quando le altre escono, voci che parlano quando le altre si attenuano; tutto reso al momento giusto.
È difficile stabilire un attore o attrice più bravo degli altri pertanto, perdonate la banalità, ma faccio i complimenti ai protagonisti (senza nulla togliere agli altri) perché hanno saputo davvero divertirsi sul palco rendendo molto simpatiche le scene in cui Max doveva picchiare Filippo.
Al gioco, hanno saputo stare anche le due ragazze, perfettamente coerenti con i loro personaggi della maniaca delle pulizie (bravissima Claudia) e la confusionaria.
Se proprio dovessi esprimere una critica (per andare a cercare il pelo nell'uovo), non avrei fatto la scelta di registrare la voce di Armadillo 21, il tassista (ma era di Claudio Insegno?) perché, anche se era decisamente difficile trattenere le risate di fronte a quella voce surreale, non sempre riusciva a rispettare i giusti tempi, come invece sarebbe accaduto se ci fosse stato un attore con il microfono da dietro le quinte... ma, come ho già detto, è solo una pignoleria.
Conclusione: se avete voglia di ridere, andate a vederlo.
Informazioni utili:
Titolo: Pazzi in partenza
Autore: Luca Giacomozzi
Regia: Alberto Santos
Supervisione artistica: Claudio Insegno
Interpreti: Marco Cavallaro, Claudia Ferri, Renzo Pagliaroto, Sara Carallo, Carlo Pavan, Carmen Di Marzo e Antonio Conte ed Elena Croce
Genere: Commedia
Dove: Teatro Agorà (Via della Penitenza, 33 [Trastevere])
Quando: Fino al 19 ottobre
Voto: 7/10
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